mercoledì 7 novembre 2007


Perchè cavoli a merenda ?









Con questo nome abbiamo voluto sottolineare l' intento sociale del nostro gruppo.

Troppe situazioni risultano INDIGERIBILI:
isolamento,
degrado,
pregiudizi razziali,
handicap o disagio psicico,

costituiscono dei veri e propri cavoli a merenda !

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Cavoli a merenda onlus , pertanto, è un insieme eterogeneo di persone accomunate dall’impegno riabilitativo/sociale e dalla passione per il teatro.
Vi possono accedere:
- coloro che hanno conosciuto la sofferenza e loro familiari, che intendono portare aiuto, attraverso la propria esperienza, agli altri;
- Artisti;
- Tutti coloro che sono attivi, a vari livelli, nel campo sociale

Cavoli a merenda onlus si propone di:
- Costituire un momento di incontro/confronto/arricchimento culturale tra realtà ed esperienze differenti;
- tenere in vita una scuola/laboratorio teatrale
- programmare e gestire ogni anno una serie di rappresentazioni, il cui utile sarà offerto in beneficenza;
- promuovere attività culturali, e più specificamente teatrali, con speciale indirizzo ai ragazzi, ai giovani ed agli anziani.





Questa operazione accomuna attori provenienti da esperienze e compagnie differerenti, nello spirito di arricchimenti e scambi professionali, culturali, ma, soprattutto, umani.

L' azione scenica prende modello dai “sacri misteri”, che si rappresentavano nel medioevo durante la Quaresima.

L’ottima ricerca effettuata da Dario Fo e riportata nel suo “Mistero Buffo” ha offerto una mole di materiale estremamente rappresentativo di questa tradizioni popolari da numerose regioni d’Italia e d’Europa.

I caratteri di universalità ed atemporalità rendono attuale questa rappresentazione, giustificandone la trasposizione in dialetto napoletano .

Nella scelta dei brani si è voluto porre l’accento su di un elemento immediatamente evidente nella sua ricorrenza: il tema della follia, espressa ed agìta da tutti i personaggi.

Un aspetto interessante di questa ”pazzarìa”
( traduzione napoletana del termine follia) è certamente la sua coerenza, cioè il trovare soluzioni soggettivamente corrette, ma oggettivamente errate, perché partono da presupposti sbagliati, legati a convinzioni personali o a tratti del proprio carattere.


I personaggi che si muovono in questa rappresentazione sembrano appunto rispondere a questa regola, rincorrendosi l’un l’altro, in un caleidoscopio di sentimenti ed emozioni che si intrecciano da un lato senza apparente soluzione di continuità, dall’altro obbedendo ad una lucidità ed una logica crudeli.

Ed esteriorizzano la propria pazzarìa in modo tragicomico, restando sullo sfondo un’azione tragica di più ampio raggio, che si consuma in parallelo a quella degli attori, amplificandone i tratti peculiari.

Inevitabile, alla fine, da parte dello spettatore, chiedersi: ma quale sarà la vera pazzarìa?